Trovato scheletro di gatto domestico vissuto 9 mila anni fa

Le prime fusa di un gatto per le carezze di un  uomo risalgono ad almeno 9 mila anni fa. Lo ha scoperto un'equipe di  archeologi francesi esplorando una tomba del neolitico sull'isola di  Cipro. Accanto a suppellettili, ornamenti e conchiglie, i ricercatori si  sono trovati davanti a un felino e al suo padrone sepolti l'uno accanto  all'altro. Entrambi - e probabilmente non è un caso, ma il simbolo di  un rituale sconosciuto - hanno la testa rivolta a ovest.

Si  riteneva che i primi addomesticatori del Felix Silvestris - un gatto di  taglia più grande rispetto a quelli europei, diffuso ancora oggi in  forma selvatica in medio oriente - fossero stati gli antichi egizi. I  primi resti in tal senso erano datati al 4000 a. C e tra i costruttori  delle piramidi baffi e orecchie appuntite erano considerati simboli di  divinità. Lo scavo di Cipro risale invece al 8.000-8.300, in quell'età  del Neolitico in cui l'uomo stava diventando agricoltore, abbandonava la  sua condizione di nomade e iniziava a costruire case e magazzini dove  conservare le granaglie per le semine successive. Questi depositi  rappresentavano probabilmente un'attrazione molto forte per i topi, e  dalla necessità di difendere le scorte dai roditori è forse nata la  simbiosi fra uomo e gatto.

Gli scavi di  Shillurokambos, nell'isola di Cipro, sono diretti da Jean Guilaine del  College de France. Dal 1992 a oggi la necropoli non è stata avara di  sorprese per gli archeologi. Ma mai i ricercatori si sarebbero aspettati  di ritrovare un dettaglio così significativo della vita quotidiana. Al  momento della morte del padrone (di circa trent'anni, sesso sconosciuto,  probabilmente un membro della classe aristocratica vista la ricchezza  delle suppellettili), il gatto è stato probabilmente ucciso e posto  accanto a lui per accompagnarlo nella vita dell'al di là. Come al felino  sia stata data la morte è un aspetto misterioso, visto che le sue ossa  sono intatte e non presentano segni di trauma.

Segni  della presenza dei gatti a Cipro furono già ritrovati alla fine degli  anni '80. In particolare fu disseppellita una mandibola del 6000 a. C.  Ma nulla faceva pensare che uomini e felini avessero già intrecciato  legami di affetto reciproco. Il ritrovamento di cui riferisce ieri la  rivista Science non lascerebbe invece spazio a dubbi. "La scoperta -  scrive nell'articolo Jean-Denis Vigne, direttore dell'unità di  archeozologia del museo di storia naturale di Parigi - ci conferma  l'esistenza di una relazione molto stretta tra uomo e gatto, quantomeno  dal punto di vista simbolico". A un'epoca simile (intorno al 9-11 mila  a. C.) risalgono anche i primi segni (ritrovati in Palestina) del legame  fra uomo e cane.

Lo scheletro del gatto si  trovava a una quarantina di centimetri di distanza da quello dell'uomo. I  due furono sepolti in posizione parallela. Altri resti di felini coevi  rispetto a quello di Cipro e rinvenuti accanto a ossa umane si  presentavano invece come chiari resti di un pasto. Non così è per il  Felis Silvestris ritrovato a Shillurokambos, un animale di 8 mesi di  taglia piuttosto robusta. E' comodamente acciambellato accanto al suo  padrone, come se fosse immerso in uno di quei sonni profondi e ricchi di  sogni che solo gli animali che si fidano ciecamente dei loro padroni  sanno fare.



Immagine di un esemplare linea Khoomfay

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